Prendo spunto da un'articolo letto stamani sul quotidiano "La Croce",
ogni giorno inizio la mia giornata leggendo un pò il giornale
e oggi l'attenzione è caduta su un'articolo di Paolo Pugni che parla di confronti,
ormai laceri e inesistenti, e su un articolo di Marianna Orlandi...
"Ma poi chi sei tu per parlare di Dio?"
Non so...forse per il mio passato di catechista, mi ha coinvolta un pò...
Quante volte me lo sono detto, ma perchè io? chi sono io per poterlo fare?
non sentirsi giusti, degni, a posto per poterlo fare...domande che ancora non trovano
grandi risposte...ma quest'articolo mi ha rasserenata...mi ha dato la possibilità
di guardare oltre me stessa e i miei limiti...di trovare un senso...
"Basta un attimo di sconforto ed eccolo, potente, questo pensiero arriva, ritorna.
E il modo in cui si presenta è ogni volta diverso. Si basa su un recente fallimento,
su un vizio che proprio non so sconfiggere, sulla mia stessa esperienza di vita."
Ho iniziato a riflettere...ma noi non parliamo di Dio,
noi tutti siamo chiamati a testimoniare, a vivere al meglio delle nostre
possibilità e capacità...non dobbiamo insegnare,
dobbiamo vivere e parlare con la nostra vita.
Solo che a volte la vita ci toglie sicurezze, punti fermi, ci impone scelte
che non sempre rimangono coerenti alla nostra fede...
la nostra vita non sarà priva di cadute, dolori, sconfitte...di viaggi nel buio...
e lì, proprio in quei momenti arriveranno i dubbi, la fede verrà meno,
tanto da togliere ogni senso, anche a noi stessi, alla nostra stessa esistenza...
e quella vocina ci metterà davanti ai nostri limiti, quelli veri, proprio nostri...
a volte quella vocina non sarà solo dentro di noi, verrà da chi meno ce lo aspettiamo,
e sarà allora davvero difficile non crederle,
non credere che siamo sbagliati,
e a noi non piacerà guardarci allo specchio, così sporchi, vili e cattivi...
ma sarà solo accettando quei limiti e cercando di migliorare che vedremo luce...
che quella vocina non avrà più suono...è così, è come aprire un bellissimo regalo,
e dentro c'è l'amore per te stessa, per ciò che sei, per quello che vali...
quello che puoi donare...tutti siamo solo chiamati a vivere al meglio di ciò che siamo...
questa è la testimonianza più grande...questo forse significa parlare di Dio...
parlare d'amore con la nostra vita...
e come chiude l'articolo...
"Hai ragione vocina, io non sono proprio nessuno per parlare di Dio:
infatti sto solo dicendo come ho fatto a passare "allo schema successivo"."
come passare al prossimo livello della mia vita, della mia consapevolezza,
del mio cammino verso me stessa e gli altri...come arrivare piano piano
a sentirmi "giusta" in qualche modo...accettarmi e guardare avanti...
Articolo interessante, argomento eccelso. Parlare di Dio, lo facciamo quando ci adoperiamo per la famiglia, quando ci prodighiamo in buoni esempi che resteranno nel cuore di chi ci osserva anche in silenzio. Lo facciamo con le buone opere, con le sofferenze che riusciamo a combattere e quando non ci riusciamo Dio ci dà la possibilità di superare quelle angosce quei tormenti, anche allora è come se parlassimo di Dio. Non conta parlarne, ma adoperarsi come LUI vorrebbe. E anche quando siamo immeritevoli, Dio ci aspetta con pazienza.
RispondiEliminaBuona serata, cara Lella.
un abbraccio
annamaria