sabato 26 gennaio 2013

per non dimenticare...


"Quando non si riesce a dimenticare, si prova a perdonare"
(Primo Levi, Da “Se questo è un uomo”)

"Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest’offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più già di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga".
(Primo Levi, Da “Se questo è un uomo”)

"Devo dire che l’esperienza di Auschwitz è stata tale per me da spazzare qualsiasi resto di educazione religiosa che pure ho avuto. [...] C’è Auschwitz, quindi non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo".
(Primo Levi, Da “Se questo è un uomo”)

“…Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’ intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà  nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili”.
(dal Diario di Anna Frank)

“Quel che ora penso veramente è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso ‘sfida’ come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il bene è profondo e può essere radicale”.
(Hannah Arendt, “La banalità del male”)

 
 
Ricordare, ascoltare, rivedere è l’unico modo per evitare all’uomo gli stessi errori,
per accettare che in sè c’è il pensiero del male e la giustificazione al male,
la viltà, la paura…ma c’è anche la possibilità di scegliere…
 
 

7 commenti:

  1. ...e speriamo che nessuno dimentichi, i nostri figli devono vedfere e sapere il più possibile...
    un abbraccio!

    RispondiElimina
  2. Un bel modo di ricordare la più grande delle tragedie....con la voce di chi la tragedia l'ha vissuta.
    Ciao, buona serata.
    Antonella

    RispondiElimina
  3. Per non dimenticare, grazie lella

    RispondiElimina
  4. Grazie per queste parole che ci hai proposto, cara Lella!

    RispondiElimina