mercoledì 29 giugno 2016

non importa...

 
Ho scoperto una frase più forte di me.
Devo ripeterla ogni giorno.
Dice: "Non importa"
 
(Dal web)
 
 
 
 

domenica 26 giugno 2016

la malinconia...


 La malinconia è respirare in un luogo
e vivere in un altro.
 
(Fabio Privitera)
 
 
 

giovedì 23 giugno 2016

scelte...


"Avevo due scelte:
lasciarmi morire o imparare a vivere.
Così presi un ago, mi ricucii l'anima
e decisi che dopotutto ce l'avrei fatta"
 
(dal web)
 
 
 

mercoledì 15 giugno 2016

Sette chiese nella notte


Decidi e vai, non pensi, vai come fosse una chiamata, il momento giusto…
magari avevi anche altri progetti (Campovolo…Ligabue)…
ma no, parti e vai lì, Roma, S. Maria in Vallicella, Padre Maurizio Botta.
Scarpe nuove da camminata (una salvezza), cerotti per il mal di schiena
e antidolorifici (mai usati!), crackers, acqua, quaderno e penna
e la voglia di camminare fino a sfinirmi, verso qualcosa o qualcuno
o forse solo verso me stessa, dentro me stessa.
Tante persone ma è come essere soli, non in senso negativo,
ma solo perché ognuno è solo con se stesso e con il proprio desiderio di ricerca,
di domande e risposte, di speranze, di offerte.
Li vedo arrivare piano piano, ognuno con il proprio zaino, il proprio bagaglio interiore,
entri in chiesa ti siedi e aspetti.
Qualcuno si confessa, tu no, non sei ancora pronta a farlo davvero,
non diresti tutto, non saresti giusta, non avrebbe senso, osservi, mediti, rifletti.
La messa, l’organizzazione in gruppi e si parte.
Ci prepariamo ad una catechesi notturna sulle virtù-vizio,
ma sarà dura mettersi a confronto, sarà dura accettarle e scoprirle e ancora di più,
sarà difficile la soluzione, che per una che riflette da una vita, la sa già la soluzione,
la sente dentro quella vocina. So che sono partita per riuscire ad arrivare fino in fondo,
ho pensato anche che avrei potuto fermarmi, ma non ho posto limiti,
li ho affidati a chi poteva meglio di me. Arrivare fino in fondo è andare oltre i propri limiti…
San Giovanni in Laterano…quello è stato il mio limite umano, dopo 8 ore di cammino,
alle 5 della mattina quando il buio inizia a dissolversi, e le prime luci rendono il cammino più chiaro, il limite dove ho iniziato a pensare “mi fermo, non ce la faccio più,
perché andare oltre, posso fermarmi, nessuno può impedirlo,
bisogna accettare i propri limiti…sì, ma possiamo anche scegliere di superarli!”
Sono a terra, faccio la foto alla Basilica quasi sdraiata. 
C’è chi spinge passeggini, uno spinge la carrozzina con sopra sua moglie.
Le gambe fanno male, ma se raddrizzo la schiena e cammino veloce ce la faccio, riesco.
Prima di partire Padre Maurizio Botta lo aveva detto…
quando arriveremo a S. Lorenzo fuori le mura al Verano se ci sarà una tomba aperta vi ci butterete dentro per farla finita lì…
Mai vista Roma di notte, per una romana non è carino dirlo, ma se qualcuno pensa che durante la camminata vede Roma di notte forse ha sbagliato uscita…
non si vedono le luci della città, si vede il buio che abbiamo dentro di noi.
Una scoperta Via delle Sette Chiese di notte, tutta percorsa a piedi da S. Paolo fino alle catacombe e a Via Appia antica e poi fino a Porta Latina…
un luogo incantato, come non pensare che non ci sia passata la “storia” e non emozionarsi?
E attraversare il luogo abitato dai Frati, silenzio, ordine, pulito, nessun suono emesso…
solo un infinita pace che si respira fino dentro l’anima.
Nonostante la notte si suda, qualcuno dalle macchine urla “ma cos’è?”
Come glielo spieghi in due parole? Non si può, non io almeno…
ogni termine risulta riduttivo paragonato alla fatica, alla sforzo che sto facendo.
Pensando al tema della catechesi…vizio/virtù…
vediamo, arrivo fino in fondo ho esercitato la virtù della forza, del coraggio, dell’abnegazione… il vizio quale sarebbe? Il voler vincere a tutti i costi, il voler avere ragione, dimostrare di non essere debole…”superbia”…”io posso, io faccio”…non lo so la linea è sottile,
tutto dipende da cosa sentiamo dentro, da quale pensiero sfiora la nostra mente.
Se solo si smette di pensare! Ecco allora la gioia, la consapevolezza che possiamo arrivare, che per arrivare ci vuole forza, volontà, dolore, sacrificio, rinuncia,
affidamento, condivisione, comunione…da soli non si arriva da nessuna parte!
Se solo si smette di pensare solo a se stessi e si alza lo sguardo su chi e cosa ci circonda,
se solo si smette di guardare solo noi stessi, si scopre la presenza di Dio in noi…
se solo si smette di guardare noi stessi in funzione degli altri, del loro giudizio,
se solo si smette di idealizzare e si inizia a vivere davanti al Vangelo…
è lì il punto dolente, difficile, insormontabile…
Mi metto davanti al Vangelo quasi sempre, ogni occasione passa attraverso le domande
ma Dio cosa vuole? Gesù che farebbe? Il Vangelo che dice?...
ma quella volta no…quelle domande non c’erano e non trovo alibi, giustificazioni,
solo consapevolezza della mancanza di amore, di stanchezza, di delusione
che hanno ucciso qualcosa…ma valgono davanti al Vangelo? Non lo so…e non trovo pace… quelle domande le ho fatte ma le risposte sono state giuste?
“Dio vuole solo la felicità dell’uomo”…come le interpreti?
Non certo che tu possa fare tutto quello che vuoi...
E poi il perdono, la realtà come ha detto Padre Maurizio Botta
è che l’uomo non ha la capacità di perdonare veramente, il perdono è roba di Dio.
Allora quando io raggiungo la capacità e la consapevolezza di non farmi travolgere dalla rabbia, di non farmi fare più del male, vinco l’ira, la vendetta…
forse non ho perdonato ma certo un passo avanti l’ho fatto! Presunzione? Non lo so…
non mi sento arrivata, mi sento cambiata, vedo il cammino, so che sono diversa
e so che non si può mentire a se stessi, mai…agli altri forse ma dipende da chi abbiamo davanti…quelli come noi ci conoscono ancora prima di parlare.
E quando mentiamo a noi stessi per nasconderci all’entusiasmo o al desiderio di donare
e di amare? Ira, accidia, indolenza, pigrizia, rabbia ci invadono…
Mi lamento lo so, sempre più spesso, fatica di vivere e non dovrebbe essere così…
vuol dire non accontentarsi, non vedere la bellezza che c’è…non fare con amore…
eppure c’è amore anche in quella fatica, solo che non dovrei lamentarmi di farla,
non dire di essere stanca, non demoralizzarmi quando intorno a me è la devastazione totale… e invece no, anche questo fa parte della nostra umanità, avere paura, sentirsi sconfitti
e poi continuare…esattamente come nel cammino quando sei a terra e ti rialzi per continuare. Davvero credi che Dio ci chieda di sorridere e saltare di gioia sempre?
Dio ci chiede di trovarla sempre quella gioia, di cercarla, scoprirla e accettarla…
soprattutto accettarla perché significa accettare Dio nella nostra quotidianità.
Avere il percorso di Gesù davanti a noi…sempre fisso, e allora Gesù è crollato,
si è lamentato, ha chiesto di poter fuggire via, via da quella situazione ma Lui c’è rimasto…
io no… Non in quel momento, e se non fosse stato allora sarebbe stato dopo,
ma sarebbe stato… Ho scelto in quel momento ma non mi tiro indietro ora,
ci sto nella situazione, nel bene e nel male, ci sto completamente,
senza prendere in considerazione fughe o abbandoni…
ci sto nonostante tutto e se qualcuno pensa che sia facile si sbaglia, si sbaglia di grosso!
Non è facile vedersi soli, sentirsi soli…non potersi appoggiare a nessuno…
Non avere una vita sociale, guardare il mondo dalla finestra e non riuscire ad entrarci
a sentirsene parte, non poter confidare le proprie gioie, dolori, paure,
tenersele dentro e risolverle da se stessi…
alcune volte diventano gigantesche, pesanti da sentirsi sprofondare…
Solo Dio basta…
il cammino è ancora lungo…

(18 settembre 2015)

Quest'anno non sono riuscita ad andare, ma tornerò a ripetere il cammino, e sarà nuova consapevolezza e nuove scoperte...



domenica 12 giugno 2016

comprendere...

 
"C'è chi comprende e chi non comprende, caro signore.
Sta molto peggio chi comprende, perché alla fine si ritrova
senza energia e senza volontà".
 
(Luigi Pirandello)
 
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Quando eravamo femmine (Costanza Miriano)


Finito di leggere il nuovo libro di Costanza Miriano, Quando eravamo femmine,
la prima impressione è che sono cose già lette nei precedenti libri, concetti ormai esposti,
apprezzo sempre molto il modo di scrivere, l’ironia, la vivacità
e al tempo stesso la profondità dei pensieri, che ti obbligano a fermarti e riflettere.
Ne esce sempre una donna che lotta continuamente con se stessa,
una donna che davvero si affida e crede profondamente,
illuminata da quella fede alla quale dona ogni momento,
ma come per gli altri libri lascia in me un senso di fastidio, di ribellione,
di ingiustizia verso quelle donne che certe scelte le hanno subite
e che non hanno potuto cambiare le cose, nonostante sentissero loro quei pensieri,
per mancanza di forza, di carattere, di aiuto, a causa della solitudine…
E nonostante tutto rimangono nel loro ruolo, “stacce” insomma,
mi chiedo…davvero Dio ci vuole martiri di noi stesse?
Ma è chiaro che questa domanda è solo una via d’uscita per giustificare scelte egoistiche,
perché una vera donna, una grande donna, una femmina di altri tempi
questa domanda magari manco se la fa, o se la fa non le provoca ansia,
depressione, tristezza, nostalgia, passività…
no, lei con spirito di accoglienza eterna va avanti e sorride alla vita,
nonostante il dolore e la solitudine e anche i sensi di colpa…
per combattere i quali si annulla ancora di più, ma offre tutto a Dio che riempirà quei vuoti,
quelle assenze, quelle mancanze di amore…
dovrà trovare senso nelle rinunce, nelle paure, nelle angosce, nel vuoto…
sì, nel vuoto perché in noi c’è una parte che appartiene solo a Dio e che solo lui può riempire,
ma c’è anche una parte che non può stare sola…
si deve solo capire bene cosa è destinato a noi per riempire quel vuoto…