domenica 12 giugno 2016

Quando eravamo femmine (Costanza Miriano)


Finito di leggere il nuovo libro di Costanza Miriano, Quando eravamo femmine,
la prima impressione è che sono cose già lette nei precedenti libri, concetti ormai esposti,
apprezzo sempre molto il modo di scrivere, l’ironia, la vivacità
e al tempo stesso la profondità dei pensieri, che ti obbligano a fermarti e riflettere.
Ne esce sempre una donna che lotta continuamente con se stessa,
una donna che davvero si affida e crede profondamente,
illuminata da quella fede alla quale dona ogni momento,
ma come per gli altri libri lascia in me un senso di fastidio, di ribellione,
di ingiustizia verso quelle donne che certe scelte le hanno subite
e che non hanno potuto cambiare le cose, nonostante sentissero loro quei pensieri,
per mancanza di forza, di carattere, di aiuto, a causa della solitudine…
E nonostante tutto rimangono nel loro ruolo, “stacce” insomma,
mi chiedo…davvero Dio ci vuole martiri di noi stesse?
Ma è chiaro che questa domanda è solo una via d’uscita per giustificare scelte egoistiche,
perché una vera donna, una grande donna, una femmina di altri tempi
questa domanda magari manco se la fa, o se la fa non le provoca ansia,
depressione, tristezza, nostalgia, passività…
no, lei con spirito di accoglienza eterna va avanti e sorride alla vita,
nonostante il dolore e la solitudine e anche i sensi di colpa…
per combattere i quali si annulla ancora di più, ma offre tutto a Dio che riempirà quei vuoti,
quelle assenze, quelle mancanze di amore…
dovrà trovare senso nelle rinunce, nelle paure, nelle angosce, nel vuoto…
sì, nel vuoto perché in noi c’è una parte che appartiene solo a Dio e che solo lui può riempire,
ma c’è anche una parte che non può stare sola…
si deve solo capire bene cosa è destinato a noi per riempire quel vuoto…

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